Storia

Non ci sono fonti certe che testimonino l’origine della Partecipanza di Villa Fontana, ma due sono le ipotesi più accreditate: la prima fa riferimento a una concessione di terreni da parte di Matilde di Canossa, contessa toscana in epoca medioevale; la seconda trae invece origine da una donazione fatta alla popolazione di Villa Fontana dal Vescovo di Bologna, il quale era solito stipulare queste enfiteusi con lo scopo di promuovere la bonifica di vasti appezzamenti paludosi ed incolti, ottenendo in cambio appoggio militare delle popolazioni beneficiate.

Resta il fatto che, fin dall’origine, la Partecipanza nacque allo scopo di gestire un fondo agricolo molto esteso, coltivato e da un collettivo di persone residenti nella zona. Inizialmente chiunque poteva far richiesta per l’ottenimento di una piccola quota di terreno (rispettando determinate condizioni), ma dal 1856 questo diritto venne limitato ai soli discendenti delle famiglie già iscritte, chiudendo definitivamente la possibilità a nuove famiglie di inserirsi nell’albo.

Decreto Regio del 1931

A seguito di ingenti spese per la manutenzione (bonifica) e la cura del fondo, in epoca fascista la Partecipanza attraversò un periodo difficile a livello economico: nonostante vi fosse in essere un provvedimento di scioglimento dell’Ente (a causa del mancato rispetto dei requisiti imposti dalle nuove leggi nazionali sulle proprietà collettive), il 16 marzo 1931 il Re Vittorio Emanuele III di Savoia, attraverso un decreto straordinario, accolse il ricorso della Partecipanza, che poté così continuare nelle sue attività.

Nel 1951 venne definita la modalità di divisione delle quote terriere come la conosciamo oggi, ovvero in egual misura e assegnate tramite sorteggio ai Partecipanti Utenti; inizialmente tali quote erano assegnate per un periodo di 10 anni, ma nel giugno del 1975 tale periodo venne incrementato agli attuali 18 anni.

L’assegnazione dei terreni oggi in essere risale al 28 maggio 2008.

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